Daini, il perché degli abbattimenti
Il piano di contenimento della specie è stato approvato nel 2017: animali «importati» e ormai sono troppi
( 10 Gennaio 2020 )DEl piano di contenimento dei daini nel Parco nazionale del Circeo se ne parla da almeno tre anni, ma soltanto negli ultimi giorni - effettuato l’impegno di spesa da parte dell’Ente per la fase attuativa - sono esplose la polemica e l’indignazione social. A differenzadiquando èstataadottata la stessa strategia ad esempio per i cinghiali o per il cosiddetto gambero della Louisiana, la vicenda relativa ai daini ha scandalizzato a tal punto da portare alla creazione di gruppi Facebook e al lancio di petizioni online. L’effetto mediatico e l’analisi dei problemi Un effetto prevedibile, come si legge nel piano gestionale di controllo del daino allegato alla delibera approvata dal direttivo del Parco nel 2017. La specie, infatti, gode sicuramente di maggiore “affetto” da parte dell’uomo rispetto al cinghiale ed è considerata “positiva” sia perché è facilmente osservabile nei boschi, sia «perché legata indissolubilmente a un soggetto dei cartoni animati (“Bambi”, che però ritraeva un cervo dalla coda bianca essendo un lungometraggio americano)», come ricorda la relazione citata. Ma per quale motivo è necessario contenere i daini? Il problema principale è la densità della popolazione in rapporto all’estensione territoriale, con tutti i danni conseguenti in termini di tutela della biodiversità e di rischi per l’uomo (incidenti e agricoltura). La gestione degli ungulati non è una novità, visto che altrove (tra gli altri: Parco regionale del Delta del Po, Riserva naturale di Berignone, Parco regionale della Maremma) è già sperimentata. Anche al Circeo, fino al 2008-2009, per circa un ventennio èstata effettuatala rimozione tramite cattura. Una specie “impor t at a” e in sovrannumero In questo Parco, il daino non è una specie autoctona: è stato introdotto nel ‘53 nell’ambito di programmi di allevamento della selvaggina da ripopolamento che venivano svolti dall’ex Azienda di Stato delle Foreste Demaniali. Gli animali erano all’interno di un recinto, ma poi sono fuggiti dando origine alla popolazione che oggi si trova nei boschi. La densità complessiva - i dati raccolti nel piano fanno riferimento al 2015 - nel Parco del Circeo è di 42 daini ogni 100 ettari, mentre la capacità portante dell’ambiente, secondo la letteratura scientifica citata, è di 15-20 capi per ettaro. Le conseguenze del sovrappopolamento sono varie, come accennato. Per quanto riguarda la tutela della biodiversità, sono stati riscontrati danni alla vegetazione, specie fra le piante giovani (brucatura e scortecciamento): in determinate condizioni, laddove la densità è davvero elevata, gli animali arrivano a cibarsi anche di piante solitamente ritenute per loro poco appetibili. C’è poi da tenere conto degli impatti sull’agricoltura e sull’incidentalità lungo le strade, anche se fortunatamente i numeri relativi a questi ultimi sono limitati (tra il 2008 e il 2015 il numero di eventi oscilla tra 5 e 2). La scelta della soluzione La sterilizzazione è stata ritenuta non applicabile nel caso della popolazione del daino nel Parco per due motivi: la necessità di somministrare direttamente e in modo ripetuto il farmaco (si dovrebbe ricatturare più volte lo stesso animale) e gli effetti sull’uso dei contraccettivi - si legge nel piano - sono molto diluiti nel tempo nelle popolazioni di cervidi poiché sono caratterizzati da una durata della vita piuttosto lunga. L’intervento più idoneo, in origine, era stato ritenuto da chi ha scritto la relazione quello della rimozione completa della specie, ma poi sono state valutati i possibili «processi di conflitto a livello sociale» che tale decisione avrebbe potuto generare. Si è optato quindi per il controllo della popolazione attraverso il prelievo di alcuni esemplari; le percentuali di cattura nel corso degli anni diminuiranno in base anche ai risultati ottenuti.
L'intervento del Parco
Dal Parco, in una nota, affermano a chiare lettere che «non è prevista e mai sarà prevista una mattanza di daini e nes sun cacciatore o s ele-controllore sparerà mai dentro l’a re a protett a». Dopodiché si ricorda che il s ovrannumero dei daini, con effett i collaterali su flora, fauna e sicurezza, «ha imposto una def initiva assunzione di responsabilit à dell’Ente Parco per affrontare la problematic a dell’espansione della popolazione di daini all’i nt e r n o della Foresta demaniale». Sono state seguite quindi le linee guida dell’Ispra per redigere il piano di gestione di controllo. «Le finalità del piano di g e st i o n e p reve d o n o anche interventi di m i g l i o ra m e nt o dell’a m b i e nt e dove vivono piante e animali, evit ando quegli squilibri che decimano le specie a discapito del comples s o e c o s i st e m a del bosco. Nes suna strage di daini o inutile spesa, ma l’a d oz i o n e di criteri scientifici e g e st i o n a l i , coerenti con le finalità dei parchi, già sperimentati in altre aree a l i ve l l o i nt e r n a z i o n a l e e applicati per s a l va g u a rd a re e migliorare un bene comune».
Daini, il perché degli abbattimenti